Riserva Naturale di Decima Malafede
Continuano le nostre esplorazioni in ebike nei dintorni di Roma. Forse è l’ultima domenica di restrizioni (zona arancione) agli spostamenti oltre comune e con il nostro gruppo “Hybrid” (https://hybrid-mtb.it) vogliamo esplorare la Riserva Naturale Decima Malafede per arrivare a vedere la Solfatare di Pomezia e i suoi laghetti.
Si tratta della più grande Area Protetta del sistema dei parchi della capitale compresa tra il GRA, la via Pontina, la via Laurentina e il Comune di Pomezia. Le più grandi aree boschive dell’Agro Romano sono comprese in questa zona e costituiscono una delle maggiori foreste planiziali del bacino del Mediterraneo.
La zona è particolarmente interessante sia sotto il profilo storico che naturistico. Uno studio del WWF vi ha censito oltre 800 specie vegetali ed è facile avvistare diverse specie animali come falchi, nibbi, martore ma anche caprioli e cinghiali.
Quest’area, che, soprattutto nella zona della tenuta Vaselli, fu teatro di aspri combattimenti nel giugno del 1944 (ne sono testimonianza alcuni bunker visibili anche dalla via Pontina), può anche vantare insediamenti umani che risalgono alla prima preistoria (circa 250.000 anni fa). La zona può dunque essere presa a modello dell’evoluzione complessiva dell’Agro Romano, considerando che era attraversata da una importante via consolare che in epoca romana collegava Roma a Napoli.
In epoca imperiale fu costellata di ville poi trasformatesi in periodo altomediovale in grandi casali e in edifici fortificati e torri in grado di assicurare il controllo del territorio e delle strade.
Per chi non avesse tempo di leggere l’articolo, ecco di seguito il mio video racconto dell’escursione.
Dal Campus Biomedico alla Solfatara
Partiamo da via di Vallerano; dopo qualche chilometro di ciclabile entriamo nel parco all’ altezza del Campus Biomedico.
Una strada carrareccia si distende lungo la valle di Perna in direzione di Decima per poi risalire verso Trigoria. Passiamo accanto ai Campi sportivi della A.S. Roma dedicati a Dino Viola e proseguiamo per via Falerna.
Purtroppo la strada è interrotta in più punti da cancelli, superabili, che, essendo in gruppo, ci fanno rallentare e faticare un po’ nel trasporto delle ebike.
Proseguiamo verso sud e dopo qualche chilometro raggiungiamo i “3 silos”, uno dei tanti punti di snodo lungo il percorso che, per noi, in fase di rientro, rappresenterà il riferimento per la deviazione che ci consentirà di completare il giro ad anello verso la Tenuta Vaselli.
Un altro cancello (anche questo aggirabile) ci porta attraverso una leggera salita tra gli ulivi fino alla via Laurentina e dopo non più di 500 mt di strada statale, finalmente, alla nostra meta finale.
La Solfatara.
Il paesaggio suggestivo del lago “rosso” della Solforata nella Riserva Naturale di Decima Malafede e la mitica Albunea, ricordata nelle pagine dell’Eneide virgiliana (VII libro, 81-89), richiamano gli eventi leggendari della formazione della popolazione Latina. Qui si pensa ci fosse il santuario dove il dio Fauno sarebbe apparso al Re Latino per annunciare l’arrivo di Enea, predestinato a divenire lo sposo della figlia Lavinia ed il progenitore della famiglia Giulia cui apparterranno Cesare ed i primi imperatori romani.
Il nome mitico deriva dal colore bianco (alba) delle effervescenti sorgenti sulfuree che alimentavano il lago che ancora oggi caratterizza la valle della Solforata. Una serie di grotte naturali si univano alle esalazioni sulfuree realizzando un paesaggio straordinario, naturalmente sacrale. I Latini elessero Albunea come sede delle tre fate: Parca, Nona e Morta (divinità fatali e protettrici dei nascituri) e dell’oracolo di Fauno, lo spirito divino del bosco. L’oracolo poteva essere consultato attraverso il rito dell’incubazione.
L’area fu utilizzata ovviamente anche come cava di zolfo, utilizzato sia come concime per i vitigni della zona che per l’illuminazione.
Non vi nascondo che non mi aspettavo tanto bellezza ! Il luogo è davvero suggestivo e poco conosciuto e merita senz’altro la sua esplorazione.
Dopo una breve sosta per fare qualche foto al primo lago , mettiamo a dura prova le ebike e anche le nostre doti tecniche arrampicandoci su un ripido sentiero per raggiungere una collina che domina l’intera area e dalla quale si gode una splendida vista su tutti e tre i laghi della Solfatara.
Qualche minuto di riposo e riprendiamo la via del rientro.
Dalla Solfatara alla Tenuta Vaselli
Come dicevo, la prima parte del rientro la percorriamo sulla stessa traccia dell’andata.
Poco dopo i tre Silos prendiamo la carrareccia in salita sulla sinistra che dopo aver passato la “VII Torre” del Castrum Montis Olibani, attraverso un single track nella fitta vegetazione, ci fa raggiungere la via di Trigoria (all’altezza di Castel Romano)
Il nome della torre che svetta tra la fitta vegetazione deriva dal termine “olibanum”, che significa incenso; secondo alcuni autori tale denominazione potrebbe essere stata attribuita a questa tenuta, originariamente di proprietà della Chiesa, proprio in relazione alla coltivazione e fornitura degli incensi. La menzione più antica del castello compare in un documento del 1330, dove viene citato appunto un Castrum Montis Olibani. Nel 1541 il complesso era di proprietà della famiglia Della Valle che lo cedette successivamente ai Palosci; nel 1552 passò invece al Cardinale Federico Cesi. Il fortilizio, completamente rifatto nei secoli XVII-XVIII con la trasformazione in casale, era difeso da una torre di guardia, denominata in età moderna “VII Torre”.
Raggiunta via di Trigoria la traccia ci porta attraverso un varco nella rete, all’interno del bosco della tenuta Vaselli (dal nome di un noto imprenditore romano dei primi del 900 che divenne proprietario di una vasta area e che si occupò di risanare e restaurare gli antichi casali ormai in stato di abbandono).
Non c’è tempo purtroppo per esplorare questa vasta area boschiva. Anche se le giornate sono lunghe è ora di fare rientro seguendo la traccia, che segue il bordo esterno del bosco per terminare, attraverso delle verdi e meravigliose vallate, al casale (attenzione perché è necessario attraversare un brevissimo tratto di proprietà privata) che era stato il punto di inizio del nostro anello.
Ancora qualche chilometro e siamo alle macchine.
Una bellissima escursione di circa 52 km e 600 d+, forse una delle più belle da quelle fatte intorno Roma durante questo lungo lock down.
Annotazione finale: anche se è difficile perdersi, ritengo sia opportuno tenere conto che la zona è abbastanza isolata, che non ci sono fonti e che dopo periodi di pioggia è possibile trovare molto fango, per cui suggerisco di non affrontare il giro da soli e di portarsi dietro acqua e snack perché il tempo di percorrenza non è indifferente.
2 Comments
Fabrizio
Buongiorno, avete la traccia gps? Comunque l’ultima volta che sono andato da quelle parti ho trovato tutti i cancelli chiusi. Un paio li hanno aperti i proprietari ma quello oltre via di Trigoria non me la sono sentita di scavalcarlo. Non è rischioso?
slash1965
Ciao Fabrizio, scusa se ti rispondo in ritardo. Se vuoi la traccia scrivimi in privato e te la mando senza problemi. E’ un percorso abbastanza “ostacolato” …speriamo che nel tempo qualcuna ne riconosca il valore e consenta un passaggio ciclabile perchè è molto bello. A quanto ne so spesso si trovano anche cani …stavolta non abbiamo avuto problemi ed eravamo in gruppo cosa che in queste situazioni non guasta.