Pedalando intorno Siena
Primo ponte dopo un inverno difficile nel quale nostro malgrado, i blocchi interregionali dovuti all’emergenza sanitaria, hanno reso praticamente impossibili gli spostamenti anche in camper e la pratica di molti dei nostri amati sport.
Non avendo molti giorni a disposizione e volendo evitare il caos delle località marine (onde “non pervenute” causa anticiclone), optiamo per un giro in Garfagnana, area che come scoprirete nel prossimo articolo rappresenta in qualche modo la mia infanzia ma che non conosciamo affatto pur non essendo troppo lontana da Roma e vicinissima alla mia città natale Pisa.
Decidiamo comunque di spezzare il viaggio sia all’andata che al ritorno e di fare una sosta intorno Siena per visitar due tra i borghi più famosi della zona e per pedalare negli scenari delle colline più belle d’ Italia.
Come sempre, ecco anche il mio video racconto con le suggestive immagini del drone di questi due giorni sulla via Francigena.
Monteriggioni
Partiamo il pomeriggio del martedì e la prima sosta è a Monteriggioni dove è presente un’area camper (16 euro a notte con corrente completamente automatizzata) davvero curatissima, organizzata e inserita in un contesto naturale molto scenografico a due passi da uno dei borghi più belli e autentici della toscana.
“come in su la cerchia tonda / Monteriggion di torri si corona, / così la proda che ‘l pozzo circonda / torregiavan di mezza la persona / li orribili giganti“.
Così Dante Alighieri, in uno dei canti dell’ Inferno usa Monteriggioni per descrivere una delle cerchie infernali, e più precisamente quella in cui si trovano i Giganti incatenati (i fraudolenti). L’immagine che vuole trasmettere Dante è quella di un luogo maestoso: e infatti, quando si giunge in vista del borgo, non si può non rimanere colpiti dalla sua cinta muraria praticamente intatta, così come fu costruita nel XIII secolo, che un po’ riporta la mia memoria a quella altrettanto bella di Avila (in Spagna).
La costruzione del castello ai primi del 1200 ad opera della Repubblica di Siena ebbe principalmente scopo difensivo, in quanto il borgo sorse su una collina in posizione di dominio e sorveglianza della Francigena, per controllare le valli dell’Elsa e dello Staggia in direzione di Firenze, storica rivale di Siena. La fortezza resistette a guerre e numerosi assedi e finì per capitolare a Firenze dopo un lungo bombardamento solo nel sedicesimo secolo.
La cinta
muraria, realizzata in pietra, abbraccia la sommità di una collina con uno
sviluppo lineare di circa 570 metri.
Dalla superficie esterna sporgono quattordici torri a pianta rettangolare (i
“giganti”), mentre una quindicesima è addossata alla cortina interna.
Ci godiamo il borgo al tramonto e poi al mattino con un bellissimo sorvolo in drone e una passeggiata al suo interno e sulle mura (visitabili a pagamento).
Monteriggioni si trova lungo la via Francigena e, inutile dirlo è tappa obbligata per tutti coloro che, come noi intendono percorrerla (anche se nel nostro caso per alcuni tratti) a piedi o in bici.
Buonconvento
Sarà invece la nostra sosta nel viaggio di ritorno
Procedendo sulla Cassia verso Montalcino, Bagno Vignoni e la Val D’Orcia, tra gli scenari delle morbide colline e delle Crete Senesi compare all’improvviso la sagoma del borgo di Buonconvento.
Il nome deriva dal latino Bonus Conventus, “luogo felice, fortunato”. In effetti questo è il sentimento che provo quando arriviamo al tramonto e mentre Adriana prepara qualcosa per cena decido di alzare il piccolo Mavic per riprendere dall’alto il blocco compatto delle mura medievali del borgo.
È il centro più importante della Val d’ Arbia; anche da qua passa la Francigena e non ci facciamo sfuggire l’occasione per fare un bel giro di una trentina di km sul versante nord.
I primi cenni storici di Buonconvento si hanno intorno al 1100, anche se la costruzione delle mura iniziò nel 1371 e terminò 12 anni dopo.
Sicuramente il fatto di maggior rilievo è avvenuto ai primo del XIV secolo quando nella zona morì l’imperatore Enrioco VII di Lussemburgo, (più conosciuto come Arrigo) che era sceso in Italia per restaurarvi l’autorità imperiale. La leggenda narra che l’imperatore, avvelenato durante la comunione da un frate del luogo, sia morto poco dopo lungo la via Cassia. Questa storia dell’avvelenamento ha in realtà qualcosa di vero. Infatti Enrico VII aveva contratto l’antrace, una infezione acuta che crea piaghe di colore scuro e all’epoca per curarla si usavano impacchi all’arsenico.
Il nostro giro inizia proprio da una delle due porte di accesso. Varcata la soglia oggi come allora, l’incanto si dischiude davanti agli occhi.
Ci affidiamo ad una traccia che ho scaricato da wikilock e che non sembra particolarmente impegnativa, anche se sulla mia mappa alcuni tratti sono privi di sentiero.
In effetti il giro si presenterà abbastanza avventuroso. Sebbene sia assolutamente impossibile perdersi da quelle parti, il tracciato non si snoda esclusivamente su strade bianche ma in alcuni punti si addentra nella macchia e ci costringe a seguire alcuni single track non sempre riconoscibili.
Si salgono colline tra campi, poderi e viali ombreggiati dai cipressi, per poi buttarsi in veloci e divertenti discese aperte su panorami mozzafiato.
Attraversiamo poderi incantati e qualche fiume, incontrando altri ciclisti, escursionisti e gente a cavallo.
A pranzo siamo al camper e dopo aver festeggiato il mio compleanno in una trattoria del borgo ripartiamo per Roma con la certezza di tornare presto da queste parti, magari in autunno e, perché no, con un programma itinerante a più tappe lungo la Francigena che ha davvero tanto da offrire a chi, come noi, ama viaggiare e scoprire luoghi incantevoli con il camper e le e-bike.