Marturanum – archeo ebike
Canyon, caverne, pareti di tufo scavate, antiche sepolture nascoste dalla vegetazione lussureggiante, oggi vi porto nel cuore di Marturanum una zonz che conobbe il massimo splendore nel VI secolo a.C. e costituì un importante avamposto etrusco contro l’ascesa dell’antica Roma.
In quest’area, attraversata dal fosso del Biedano e dal torrente Vesca, si trovano diverse testimonianze del periodo etrusco lungo i sentieri che percorreremo fra Barbarano Romano e Blera.
Come sempre qui di seguito il video racconto di questa escursione di circa 45 km e poco meno di 1000 metri di dislivello che, meglio di ogni altra descrizione, renderà l’idea del fascino e mistero che suscitano questi luoghi.
Lasciamo le macchine lungo la via Cassia, in località Botte, poco prima di Vetralla e ci inoltriamo nel bellissimo bosco di Macchia delle Valli per raggiungere dopo qualche chilometro il primo sito archeologico del nostro tour, il Tempio di Demetra.
Si tratta di un santuario rurale rupestre ricavato da un gigantesco masso di peperino che ricorda (anche se con minor impatto) la Piramide di Bomarzo (la cui storia potete trovare in altro mio articolo della sezione ebike del blog https://www.surftraveller.it/alla-ricerca-della-piramide/)
La parte superiore del masso è scolpita a forma di terrazza, probabilmente usata per versare libagioni sulla cella sottostante. Aggirando il masso e scendendo verso l’area sacra propriamente detta, si arriva alla cella, con tetto a spiovente, ricavata da una fenditura tra le rocce. All’interno della cella è stata ritrovata, in straordinario stato di conservazione, una statuetta in terracotta (oggi conservata nel museo di Viterbo) di Demetra (da cui il nome del tempio), la divinità femminile identificabile con la Demetra greca e venerata anche dagli Etruschi con il nome di Vei e dai Romani con il nome di Cerere.
Di nuovo in sella ! Una combinazione di tratturi, carrarecce e divertenti sentieri scavati nel tufo ci porta in breve all’ingresso della necropoli etrusca conosciuta come Grotta Porcina.
La necropoli che risale al VI sec. a. C. è posizionata sull’antico tracciato della via Clodia ed è tra i centri etruschi caratterizzati dall’architettura rupestre che, in questo caso, si esprime attraverso una monumentalità che ha pochi eguali.
Il tumulo principale, con i suoi 28 metri di diametro, è denominato “la Grande Ruota” a dimostrare l’eccezionalità del complesso, su cui si aprono le principali e più grandi tombe, di cui si possono ancora osservare i soffitti lavorati a “cassettoni”. Nella tomba è presente un altare completamente scolpito nel tufo e decorato; la sua unicità è rappresentata anche dal suo inserimento in una struttura rupestre a forma di teatro che probabilmente permetteva agli spettatori di assistere ai riti funebri delle famiglie dominanti. Il sito etrusco è stato poi riutilizzato dai romani in età medievale e moderna come luogo di attività produttive e di allevamento (da cui il nome di Grotta Porcina).
Proseguiamo in direzione di Blera
Nel vallone sottostante l’abitato di Blera, all’imbocco del sentiero di fondovalle Blera-Barbarano (c.d. Cammino degli Etruschi), sorge l’antichissima necropoli di Pian del Vescovo.
La necropoli rupestre si estende su un promontorio tufaceo in prossimità di un antico Ponte romano ed è costituita da tombe ipogee a “dado” e a “camera” che si stanziano dalla sommità dell’altura fino al piano, secondo una ideale scala cronologica (dal VII secolo a.C. quelle più alte, al IV secolo a.C., quelle in basso).
Di notevole interesse la c.d. tomba della Sfinge, nome derivato dalla figura mostruosa che vi fu scolpita.
Foto di rito e, dopo aver attraversato un antico ponte romano del II sec. a.C., iniziamo a percorre uno dei tratti più suggestivi del nostro percorso attraverso profonde tagliate etrusche. Immersi nella fitta vegetazione del fosso del Biedano raggiungiamo una piccola cascatella, per poi addentrarci lungo una ripida e profonda gola tufacea che mette alla prova le nostre ebike e la nostra abilità di guida nel risalire fino a Blera.
Blera domina dall’alto di un costone tufaceo la forra vulcanica dove scorre il torrente Biedano (da cui l’antico nome Bieda). Emozionante scavalcare l’orrido percorrendo lo stretto ponte ad una sola arcata, inaugurato nel 1937, per raggiungere il piccolo belvedere di Piazza Giovanni XXIII° da cui che ci si rende conto di quanto ardita sia questa costruzione!
Alcuni di noi si fermano a riposare e a rifocillarsi facendo due chiacchiere con alcuni anziani del borgo incuriositi dalle ebike e dal nostro itinerario, mentre altri affrontano una breve ma ripida discesa per visitare il Ponte del Diavolo.
ll ponte che risale al I sec avanti Cristo, permetteva alla via Clodia di attraversare il Biedano per raggiungere Blera punto strategico anche nel collegamento con le altre due vie consolari Aurelia e Cassia. La sua architettura “a secco” (quindi senza calce), è molto semplice ma resistente, e lo sostiene da millenni – ed è proprio per questa solidità millenaria che la leggenda attribuisce l’opera al diavolo. La posizione è resa ancora più suggestiva dalla presenza e dal contrasto con il moderno viadotto che lo sovrasta.
Lasciamo Blera e veniamo subito risucchiati da una nuova tenebrosa tagliata che fra buie pareti crivellate di grotte e di antiche tombe ci porta fino a Barbarano cuore del Parco Naturale di Marturanum.
Ancora qualche chilometro di carrarecce e dopo un breve tratto di strada asfaltata imbocchiamo il bivio che porta all’ultima Necropoli del nostro giro, quella di San Giuliano.
Secondo gli archeologi, nessuna necropoli etrusca conosciuta presenta una varietà e ricchezza di tipi sepolcrali come San Giuliano. Risalente al VII secolo a.C., sorge sui fianchi di una rupe tufacea occupata da un insediamento stabile già durante l’età del Bronzo conosciuto appunto come Marturanum. Durante il VI secolo a.C. la città di Marturanum conobbe il massimo splendore, favorita dalla posizione naturalmente fortificata sulla via che da Cerveteri conduceva a Orvieto, fino a diventare l’avamposto della potente Tarquinia verso Roma. Seguendo il sentiero che scende nel vallone un ponte di legno porta sulla rocca tufacea di San Giuliano, ove sorge l’omonima piccola chiesa medievale in stile romanico, anch’essa in tufo.
Oltrepassando un piccolo muretto di recinzione, a poche centinaia di metri dalla chiesa si trova l’accesso ad una antica vasca, forse termale, raggiungibile attraverso una profonda scalinata scavata nel tufo.
Ancora una decina di chilometri di sentieri, qualche guado e il superamento di un cancello divelto che chiude un tunnel su cui passa la ferrovia, ci riportano nei boschi di Vetralla e quindi al nostro punto di partenza.
Si tratta di un giro abbastanza lungo e con qualche tratto più impegnativo in cui i meno esperti saranno costretti a scendere dalla bici e talvolta a spingerla per qualche breve passaggio. I periodi migliori sono senz’altro la primavera e l’autunno, ma anche l’inverno, avendo cura di partire abbastanza presto e di evitare giornate successive a piogge abbondanti.
Sicuramente una delle più belle escursioni fatte nei dintorni di Roma con il nostro collaudato team Hybrid bikes, sia per la varietà dei sentieri a tratti tecnici, ma sempre ben pedalabili, che per l’interesse storico dei siti archeologici che si susseguono lungo il percorso