Sardegna sud ovest 2005
Venerdì 8 luglio
Ci eravamo ripromessi di tornare in Sardegna al più presto per visitare l’unica parte di costa che ci mancava ed eccoci pronti a Piombino ad imbarcare con la Linea dei Golfi, unica compagnia a praticare la formula “open deck” con la Sardegna.
Sabato 9 Luglio
La nave attracca ad Olbia con un paio d’ ore di ritardo, per lo più dovute al forte maestrale avverso, che ancora soffia deciso sul ponte mentre assistiamo alle manovre di ormeggio. L’ idea è quella di puntare subito sulla “Cinta” di San Teodoro, per trascorrervi un paio di giorni ed effettuare il trasferimento a sud in tarda serata. La scelta si rivelerà azzeccata; infatti troviamo posto nell’ omonimo camping, in una piazzola a non più di 30 mt. dal mare e troveremo anche condizioni ideali per fare una prima uscitine in windsurf. Il vento infatti a metà giornata girerà da maestrale a levante entrando sui 16-18 nodi e garantendoci un paio d’ ore veramente divertenti con la 5.9. Dal camping si raggiunge facilmente a piedi il centro del paese che è però troppo affollato per i nostri gusti.
Domenica 10 luglio
Dopo una giornata di bagni e riposo (il vento non salirà mai sopra i 10 nodi), lasciamo San Teodoro verso sera e puntiamo su Oristano. Arriviamo in tempo per il tramonto a San Giovanni nel Sinis e ci concediamo una breve passeggiata alla torre medievale che sovrasta a est l’antica città romana di Tharros e ad ovest la famosa (per le grandi onde) spiaggia di Fontana Meiga. Dormiremo indisturbati sul mare, cullati dal rumore delle onde e dal fruscio del vento.
Lunedì 11 luglio
Lasciamo Oristano la mattina presto e raggiungiamo Baia Chia in un paio d’ore. La spiaggia è fantastica, il mare è di un raro verde smeraldo con punte di rosa in prossimità della battigia; tutt’ intorno si ergono imponenti dune dorate ricoperte di piante di ginepro selvatico e mirto; il vento poi, soffia deciso da ponente ed in acqua ci sono almeno una decina di surfisti con le 5 metri. Non perdo un attimo ed armo 87 litri e 5.2 e mi fiondo in acqua. Il ponente entra bene side-shore, mura a dritta e non alza onda; dopo un po’ girerà a maestrale (decisamente da terra), aumentando d’ intensità ed obbligando a brevi bordi “speed” all’ interno della baia. Sotto raffica si vola letteralmente accarezzando la superficie cristallina e piattissima dell’ acqua. Ci fermiamo a dormire nell’ area di sosta adiacente che comunque risulta essere un po’ troppo lontana dal mare per i nostri gusti.
Martedì 12 luglio
Lasciamo Chia e percorriamo per soli 4 km la strada panoramica che conduce a Capo Teulada. Infatti dopo poche curve, si aprirà ai nostri occhi uno scenario fantastico; sotto di noi una baietta riparata di sabbia bianchissima sembra invitarci alla sosta. E’ Cala Teurredda e con grande piacere scopriremo che nel parcheggio a pagamento adiacente potremmo sostare 24 ore su un comodo praticello. Non c’è abbastanza vento ed optiamo per gonfiare la canoa. Il vento (sempre di ponente) arriverà nel pomeriggio, ma troppo rafficato per spingermi a montare l’ attrezzatura. Così, continueremo sino a sera tra un bagno ed una pagaiata a goderci una delle più belle spiagge incontrate nel nostro viaggio.
Mercoledì 13 luglio
Entro le 10 dobbiamo lasciare il parcheggio. Questa volta la destinazione è Porto Pino, oltre Capo Teulada. L’ idea sarebbe quella di entrare in camping per un paio di giorni, ma appena arrivati sul posto ci rendiamo conto che il Camping si trova sulla parte di spiaggia meno appetibile, troppo turistica e addirittura interrotta in più punti da orrendi frangiflutti. Dopo esserci informati sulla percorribilità della strada, imbocchiamo quindi una sterrata di circa 4 km con la quale raggiungeremo un parcheggio in prossimità delle famose dune. Il parcheggiatore ci consentirà di pernottare e rimarremo lì in compagnia di altri due camper. La spiaggia è fantastica, polinesiana, con dune altissime di sabbia fine bianca come neve, sulle quali ci arrampicheremo per la foto di rito. Il vento (questa volta termico) arriverà puntuale intorno alle 17 ma non sarà di intensità tale da convincermi ad andare a prendere l’ attrezzatura al camper che si trova ad almeno 800 metri dalla spiaggia, pazienza.
Giovedì 14 luglio
La sveglia sarà fantastica; infatti, il parcheggio è interamente circondato da stagni, nei quali nuotano starnazzando non meno di un centinaio di bellissimi fenicotteri rosa. Armato di tele-obbiettivo mi precipito lungo il bordo dello stagno per cercare la migliore luce e prospettiva per scattare le foto; mi sembra di essere in un documentario di “Quark” e l’emozione sarà grandissima quando l’ intero stormo, sentendosi minacciato, si leverà in volo mettendo in risalto la snellezza delle forme ed il colore rosato del piumaggio. La spiaggia è bella, ma troppo lontana, per cui la lasciamo a malincuore dirigendoci verso Sant’ Antioco. L’ isola è collegata alla Sardegna da un ponte ed è facilmente raggiungibile; la nostra idea è sempre quella di entrare in un camping anche perché si rende necessario effettuare gli scarichi. Circumnavighiamo l’ isola in senso antiorario; ci fermiamo solo un attimo a Calasetta per vedere il panorama su Carloforte e poi raggiungiamo un camping che ci era stato suggerito da amici. Si tratta del camping “la Tonnara” in località Cala Sapone. Anche questo si rivelerà un posto superiore alle aspettative, anche se non adatto al surf. La spiaggia è piccola, ma incastonata tra scogliere liscissime sulle quali ci si potrà sdraiare e dalle quali ci divertiremo un mondo a fare i tuffi. Proverò anche a pescare, ma con risultati deludenti.
Venerdì 15 luglio
La direzione del camping, molto gentilmente ci accorderà di poter lasciare la piazzola nel pomeriggio e così ci godremo un giorno in più la nostra caletta; non soffia vento e così possiamo sfruttare al massimo la nostra canoa gonfiabile, pagaiando sotto le scogliere e inoltrandoci persino in una profonda grotta. L’ assenza del vento e le conseguenti acque ferme metteranno in risalto ancor di più le sfumature di colore del mare che spaziano dal turchese chiaro al blu cobalto; insomma una via di mezzo tra un’immensa piscina ed un grande acquario. Era tempo infatti che non mi capitava, facendo snorkeling, di vedere tante varietà di pesci e soprattutto branchi di salpe e di ricciole di dimensioni veramente generose. Alle 18 lasciamo il campeggio, e puntiamo a sud dell’ isola verso una località (Coa Quaddus) che ci era stata suggerita da un locale. Ci spingiamo oltre e dopo qualche chilometro di sterrata arriviamo nel posto giusto. Si chiama “Torre Cannai”, dal nome della solita torre di avvistamento. E’ una vera “terrazza sul mare” con vista sulle scogliere e sugli isolotti “Vacca” e “Toro” che sembrano isole misteriose sospese sul mare calmo. L’ ambiente è veramente magico, siamo soli, il cielo è stellato e non c’è alcun segno di civiltà. Ceniamo e prima di andare a dormire ci concediamo un goccio di Mirto seduti sul bordo della scogliera.
Sabato 16 luglio
Il sole è appena sorto ed illumina la scogliera sotto di noi; Adriana e Lucia si alzano presto e vanno a fare una camminata, io rimango sdraiato in mansarda a godermi il panorama dalla finestra. La giornata si preannuncia molto bella; il mare è calmo e non c’è vento, ma il fondale sembra bellissimo e ricco di pesce. Le aspettative invece una volta tanto saranno disattese; l’ acqua è piena di piccole ma urticanti meduse rosa; una bambina in dieci minuti con un piccolo retino ne raccoglierà una trentina. Sulla spiaggia sembra esserci un’ invasione di vespe e allora decidiamo di muoverci. Lasciamo S. Antioco e ci dirigiamo a Nebida dopo aver fatto un po’ di spesa a Carbonia ed aver visto la spiaggia di Fontana a Mare (anch’essa famosa per le grandi onde con il maestrale). Nebida è una antica cittadina di minatori a picco sul mare. Ci fermiamo in un piccolo parcheggio da dove inizia una passeggiata panoramica che aggirando una piccola montagnetta ci regalerà dei panorami mozzafiato sulle scogliere “viola” e sul “Pan di Zucchero”.
Domenica 17 luglio
La giornata inizia prestissimo, perché abbiamo deciso di andare a visitare le Miniere di Porto Flavia a Mosua e il primo ingresso è alle 9 in punto. Lasciamo i camper al parcheggio di Mosua e ci avviamo a piedi all’ ingresso della miniera che si trova a circa un chilometro di strada sterrata. Ci forniscono di elmetto e lampada e accompagnati dalla guida ci inoltriamo in una galleria di circa seicento metri al termine della quale si aprirà una vista inenarrabile sul Pan di Zucchero attraverso l’ apertura dalla quale dal 1924 agli anni ’60 venivano caricate di materiale minerario le navi dirette in continente. Al termine della visita, sicuramente arricchito dagli splendidi scorci panoramici, ma ancor di più per le emozioni suscitate dai racconti della vita di miniera, scendiamo in spiaggia per quella che sarà la giornata più afosa del nostro viaggio. Non tira un alito di vento e quella poca corrente è di umidissimo scirocco. Passeremo tutto il giorno in acqua per attenuare la canicola. Porto Flavia ha una spiaggia molto bella con rocce di colore verde e viola che non godremo appieno a causa della folla domenicale e del gran caldo. La sera infine, spostiamo i camper in una graziosa area di sosta “a offerta libera” proprio sopra la spiaggia, fornita di docce e barbeque.
Lunedì 18 luglio
Lasciamo Masua; la nostra prossima meta è Buggerru, che a causa di una frana al 14 km della strada che lo collega a Nebida, saremmo costretti a raggiungere via Iglesias allungando non di poco il tragitto, ma avendo la possibilità di attraversare la più grande foresta di sughero dell’ isola. Sono trenta chilometri di curve che metteranno a dura prova lo stomaco dell’ equipaggio. Arrivati a Buggerru ci rechiamo nell’ area di sosta nei pressi del campo sportivo, di fronte al mare (carico, scarico e corrente). Il mare è calmissimo e allora gonfiamo la canoa e pagaiamo fino allo scoglio chiamato “nido delle aquile” e una volta aggirato entriamo in una piccola grotta. Nel pomeriggio proverò anche a pescare (ancora una volta senza successo) dagli scogli del piccolo porto turistico. Il tempo sta cambiando e saggiamente dopo cena decidiamo di ritirare le verande per non rischiare fastidiosi risvegli notturni.
Martedì 19 luglio
La scelta si rivelerà corretta; infatti di notte entrerà il maestrale. Al risveglio il vento e le onde saranno i padroni della grande spiaggia. Il vento non è fortissimo ed è molto on shore. Non è il caso di uscire da soli in windsurf in quelle condizioni, anche perché lo shore break è veramente “assassino”. Non sin può sprecare tanta grazia però, quindi scatta l’ operazione body board. Le onde che entrano nella baia, in prossimità del molo sono molto regolari, alte (almeno 2 mt.) e glassy, anche se non sono molto ripide. Entro in acqua in prossimità dei frangiflutti del molo; pagaio e pinneggio energicamente per guadagnare in fretta il point break; per un’ora, fino ad esaurimento delle energie il divertimento sarà assicurato. Il mare è troppo pericoloso per i nostri piccoletti e allora lasciamo Buggerru e ci spostiamo nella vicina Cala Domestica. L’ area di sosta (solo carico dell’ acqua) è bellissima, immersa in una natura selvaggia. Siamo in piena autonomia per poter sostare almeno un paio di giorni in questo paradiso.
Mercoledì 20 luglio
Il maestrale continua a soffiare forte e le onde entrano anche nel profondo fiordo della cala. Dalla spiaggia principale però, seguendo l’ antico tracciato del trenino minerario per una cinquantina di metri e attraversando un piccolo tunnel si accede ad una caletta più piccola e ben riparata. Trascorreremo due giorni alternando body board , pesca dagli scogli, mountain bike e trekking sulle selvagge scogliere a picco sul mare.
Giovedì 21 luglio
Lasciamo Cala Domestica e prendiamo la strada per Oristano; il poco tempo rimasto a disposizione ed il mare ancora agitato ci sconsigliano di fare tappa a Scivu e Piscinas in Costa Verde (zona che avevo per altro già esplorato in altro viaggio (vedi Sardegna ’99). Torniamo quindi nel Sinis e dopo aver fatto una piccola sosta a Is Arutas, per far vedere a Corinto e Lucia la rara spiaggia dei “chicchi di riso” (piccolissimi quarzi bianchi), ci spostiamo per la notte a Sa Mesa Longa a nord di Capo Mannu, non prima di aver passato un’ oretta sullo spot wave più famoso della Sardegna. Le onde sono molto belle, non grandissime ma perfette; il vento è assente ed in acqua ci sono una decina di surfisti da onda; l’ accesso allo spot è veramente ostico, con scogli affioranti; anche le onde si surfano sin quasi a riva e bisogna essere esperti e conoscere bene il fondale per entrare in acqua senza incidenti. Mi fermerò una buona mezz’ora a scattare foto con il tele…un vero spettacolo.
Venerdì 22 luglio
E’ l’ ultimo giorno; abbiamo dormito sul mare e al risveglio noto già almeno tre body boarders in acqua (sono le 7 e 30 !!!) ; non mi va di lasciarli soli a godersi lo swell che entra morbido e regolare e mi unisco a loro. Sa Mesa Longa è caratterizzata da un ampio isolotto che divide la spiaggia in due; la spiaggia a nord inoltre è a sua volta protetta da un reef naturale semi affiorante che rende le acque tranquille anche nelle giornate di forte maestrale. Nuoto sino al reef che si attraversa con grande facilità e aspetto il momento per superare lo shore break. In pochi minuti raggiungo i tre locals e ne seguirò i movimenti per prendere le onde più grosse e per ritornare sulla linea assecondando la corrente e quindi con meno fatica. Una vera libidine! Le onde si fanno sempre più grandi (per via della marea) ed in breve tempo superano i due metri. Cerco di resistere alla stanchezza che presto sopraggiunge, certo che un’ occasione del genere non capita tutti i giorni, ma dopo un’ora devo desistere. Mi abbandonerò sulla spiaggia a godermi lo spettacolo e l’ ultimo sole. Nel pomeriggio ci spostiamo a Putzu Idu, una splendida spiaggia di fine sabbia bianca a sud del “Capo”. Nel frattempo si è alzato un po’ di vento e trovo la forza di armare la 6.8 ed il 106 lt. per chiudere “in bellezza”. La sera, dopo cena, rientriamo ad Olbia per un’ ultima notte (decisamente rumorosa) al porto.